Scheletro

Già iniziate le sperimentazioni di Fase III sul farmaco, che coinvolgeranno pazienti di diverse fasce d’età 

Il film “Unbreakable - il predestinato”, firmato dal regista M. Night Shyamalan, si apre con la scena di un medico che accorre al parto di un bambino scoprendo con sorpresa che il piccolo è affetto da gravi fratture ossee; addirittura, il medico interroga la madre per capire se il piccolo sia caduto o se siano emersi problemi durante il parto. Si tratta di una scena che molte famiglie di bambini affetti da osteogenesi imperfetta hanno vissuto e che fa capire chiaramente l’impatto di questa malattia la quale, nella sua forma più grave, limita la sopravvivenza dei bambini a pochi giorni. Pertanto, gli incoraggianti risultati derivanti da uno studio di Fase II/III incentrato su un nuovo anticorpo monoclonale costituiscono un’iniezione di fiducia nella strada verso una terapia mirata per la malattia.

I dati ottenuti dalla Fase II dello studio Orbit, recentemente diffusi dalle aziende Ultragenyx e Mereo BioPharma, confermano l’efficacia di setrusumab, vista grazie all’aumento dei livelli di P1NP sierico, un marcatore della formazione ossea, e al sostanziale miglioramento della densità minerale ossea (BMD) entro i primi tre mesi dal trattamento. Si tratta di un risultato importante per una malattia per cui, attualmente, è previsto solamente un trattamento di tipo sintomatico, con approcci basati sulla terapia fisica e riabilitativa, sulla chirurgia (mediante apposizione di chiodi e barre di metallo a livello delle ossa lunghe) o, infine, su farmaci come i bisfosfonati, utilizzati per aumentare la resistenza delle ossa e ridurre il numero di fratture.

Infatti, l’osteogenesi imperfetta rappresenta una delle più gravi affezioni dell’osso: uno dei suoi elementi distintivi è l’estrema fragilità ossea, tanto che nella forma di tipo II (secondo la classificazione clinica ancora in essere esistono quattro tipi di malattia, tutti a ereditarietà autosomica dominante) la condizione conduce a gravi fratture già in epoca prenatale, risultando, nella stragrande maggioranza dei casi, incompatibile con la vita.

Nello studio Orbit sono stati inclusi pazienti, di età compresa tra 5 e meno di 26 anni, con una diagnosi di osteogenesi imperfetta di tipo I, III o IV confermata dall’identificazione di una mutazione nei geni COL1A1 o COL1A2, che codificano per due importanti strutture del collagene di tipo I. Questa proteina arriva a formare fino all’80% del contenuto dell’osso perciò può essere considerata a buon diritto la struttura portante dell’osso stesso: nel momento in cui essa manca, o risulta pesantemente compromessa nella struttura, le conseguenze per il tessuto scheletrico si fanno estremamente gravi.

Lo scopo principale dello studio Orbit è quello di individuare la dose giusta dose di setrusumab nei pazienti arruolati e verificarne l’effetto nella riduzione del tasso di fratture. Nella Fase II della sperimentazione i pazienti sono stati suddivisi in due gruppi e hanno ricevuto due diverse dosi di setrusumab per determinare la strategia di dosaggio ottimale in vista della Fase III, che includerà circa 195 pazienti, randomizzati, in proporzione 2:1, per ricevere setrusumab o placebo: l’obiettivo principale da verificare sarà il tasso annualizzato di fratture ossee.

Nella Fase II di studio i ricercatori hanno osservato la percentuale di variazione dei livelli sierici di P1NP entro il primo mese dall’inizio del trattamento: i dati raccolti hanno dimostrato come il trattamento con setrusumab abbia aumentato significativamente il P1NP sierico in entrambe le coorti di dosaggio, con un picco da una a due settimane e di nuovo, come previsto, dopo 2 mesi di dosaggio. In particolare, nella coorte di pazienti che ha ricevuto il farmaco alla dose di 20 mg/kg, si è registrato un aumento medio di P1NP sierico del 57% rispetto al basale già nel corso del primo mese.

Inoltre, l’aumento della densità minerale ossea (BMD) osservato nella popolazione di pazienti dello studio Orbit nei primi 3 mesi è coerente con l’incremento dei livelli di P1NP. Nella coorte di pazienti che hanno ricevuto la dose di 20 mg/kg (N=10), il trattamento con setrusumab ha determinato un aumento della BMD a livello della zona lombare della colonna vertebrale del 9,4% rispetto al basale. La terapia con setrusumab alla dose di 40 mg/kg (n=7) ha indotto un aumento della BMD del 9,8%, mentre nella coorte di pazienti sottoposti a placebo (n=2) non sono emersi cambiamenti significativi. Setrusumab ha inoltre mostrato un favorevole profilo di sicurezza, dal momento che non sono stati osservati eventi avversi gravi correlati al trattamento o reazioni di ipersensibilità al farmaco.

“I notevoli miglioramenti della densità minerale ossea osservati nei bambini a 3 mesi dimostrano che le ossa in crescita sono più dinamiche, perciò supponiamo che setrusumab possa potenzialmente avere un significativo beneficio sullo sviluppo e sulla forza delle ossa nei pazienti più giovani, con scheletro in via di maturazione”, afferma Eric Crombez, Chief Medical Officer di Ultragenyx.

I risultati emersi dalle Fase II dello studio Orbit hanno indotto gli sperimentatori a proseguire le indagini sulla dose di setrusumab da 20 mg/kg, prevista sia per la Fase III dello stesso studio Orbit, sia per la sperimentazione Cosmic, anch’essa di Fase III, che valuterà il farmaco, in confronto a terapia con bifosfonati per via endovenosa, in pazienti con osteogenesi imperfetta di età compresa tra 2 e meno di 5 anni.

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