Il Centro di Medicina Rigenerativa “Stefano Ferrari”

La situazione di Holostem Terapie Avanzate è critica: tra pochi giorni rischia la liquidazione e, con essa, la perdita di una terapia approvata e degli studi clinici sull’epidermolisi bollosa 

Una corsa contro il tempo per salvare le terapie avanzate italiane: le ricerche in fase avanzata sull’epidermolisi bollosa e la terapia, già approvata, per il deficit di cellule staminali limbari corneali potrebbero cadere nel baratro, di nuovo per problemi di sostenibilità. Infatti, se in pochi giorni non si concluderà l’acquisizione - da parte di Enea Tech Biomedical - di Holostem Terapie Avanzate, ospitata dal Centro di Medicina Rigenerativa (CMR) dell’Università di Modena e Reggio Emilia, la biotech verrà liquidata con conseguente sospensione delle attività di ricerca e della produzione di Holoclar. L’unica opzione di salvezza risiede nell’autorizzazione da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che dovrebbe intervenire entro fine mese.

HOLOSTEM

Holostem è uno spin-off universitario nato nel 2008 con lo scopo di far arrivare ai pazienti i prodotti della ricerca universitaria d’eccellenza che, in soli 15 anni di attività, è riuscito a dare un grande contributo alla scienza made in Italy. Fondata grazie all’unione dell’apporto scientifico di ricercatori di fama mondiale, lo spirito innovativo dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e le capacità industriali di Chiesi Farmaceutici, la biotech vanta un gran numero di pubblicazioni scientifiche di alto livello e il raggiungimento di traguardi che sono un vanto per la ricerca italiana. 

Oltre 30 anni di esperienza nella ricerca sulle cellule staminali epiteliali si sono tradotti in una terapia avanzata, approvata nel 2015, che prevede il trapianto dell’epitelio limbare-corneale; sperimentazioni cliniche sull’epidermolisi bollosa, la cosiddetta “malattia dei bambini farfalla” e molto altro ancora, come i trattamenti per le ustioni gravi, il piebaldismo e la vitiligine, e le ricerche sull’ipospadia posteriore (una malformazione rara dell’apparato urogenitale). Questo sembra solo un banale elenco, ma racchiude l’importanza, la ricchezza e il valore della scienza fatta al Centro di Medicina Rigenerativa di Modena.

Il valore scientifico della ricerca condotta a Modena è dimostrato anche dalle innumerevoli pubblicazioni sulle maggiori riviste scientifiche internazionali e dai molti premi e finanziamenti che i suoi ricercatori, in primis il prof. Michele De Luca (membro del Comitato Scientifico di OTA) e la prof.ssa Graziella Pellegrini, hanno guadagnato negli anni. Ne sono un esempio il Premio Innovators in Science, l’ERC Advanced Grant del 2021, l’European Tech Women Award e il Premio Louis-Jeantet 2020.

UNA TERAPIA (APPROVATA) IN GRADO DI RESTITUIRE LA VISTA

Holoclar (ne abbiamo parlato qui) - la prima terapia a base di staminali approvata in Europa nel 2015 - è attualmente a disposizione dei pazienti e rimborsata dal Sistema Sanitario Nazionale, ma in pochi giorni potrebbe non esserlo più. Un trattamento in grado di restituire la vista a chi ha un deficit di cellule staminali limbari causato da ustioni oculari da agenti fisici o chimici, come ad esempio le lesioni dovuti a uno schizzo di calce. Una biopsia, le cellule portate nei laboratori di Modena nel giro di poche ore, la ricostruzione dell’epitelio e il viaggio di ritorno per essere infine trapiantato nel paziente: un protocollo che sembra semplice, ma che racchiude una serie di procedure complesse, attrezzature e laboratori con caratteristiche specifiche, personale qualificato. Decine di pazienti hanno beneficiato di questa terapia in Italia e in Europa e, anche se non tutti possono recuperare la vista con questo trattamento, si tratta di un farmaco che non dovrebbe finire fuori produzione.

LA SPERANZA PER I BAMBINI FARFALLA

L’altro grande filone di ricerca nei laboratori modenesi è quello sull’epidermolisi bollosa (EB), grave malattia genetica rara che colpisce la produzione delle proteine responsabili dell’adesione dell’epidermide al derma sottostante e per la quale non esiste soluzione terapeutica. I bambini affetti da questa patologia sono soprannominati “bambini farfalla”, perché sono delicatissimi e anche un minimo contatto è sufficiente a creare bolle e lesioni sulla pelle, con tutto ciò che ne consegue. I casi più gravi portano al decesso nei primi anni di vita e, chi riesce a convivere con la malattia deve ricorrere a continue medicazioni e visite mediche. Trovare una terapia in grado di correggere il difetto genetico alla base della malattia e cambiare la storia clinica di queste persone è la grande speranza di molti.

Nel 2017 la storia di Hassan (ne abbiamo parlato qui) ha conquistato la copertina di Nature e la terapia genica sperimentale di Holostem ha fatto il giro del mondo. Un lembo di pelle è stato il punto di partenza e di arrivo: una corsa contro il tempo per correggere geneticamente le cellule della pelle prelevate dal bambino siriano, far crescere un numero sufficiente di lembi di pelle sana in laboratorio, per poi trapiantarli e sostituire la maggior parte della pelle malata del piccolo Hassan, che ormai aveva poche speranze di sopravvivenza. Oggi Hassan sta bene, corre, gioca. La sua storia e di come Michele De Luca, Graziella Pellegrini e tutti i ricercatori di Modena hanno contribuito a salvargli la vita è raccontata nel libro “Il bambino farfalla, scritto da Alessandro De Francesco e pubblicato nel 2021. Una vita salvata, che però non dovrebbe essere l’unica. Men che meno quando la terapia sperimentale è a un buon punto di sviluppo e rappresenta l’unica speranza futura di alcuni pazienti.

SI AVVICINA LA LIQUIDAZIONE

A inizio giugno 2022 l’annuncio della trasformazione di Holostem Terapie Avanzate da società in fondazione aveva smosso le acque. L’idea era quella di raggiungere nuovi traguardi di ricerca per portare risultati concreti ai pazienti, evidenziando ancora di più l’etica della ricerca passando all’inquadramento senza scopo di lucro. Un passaggio importante, che però non ha mai visto la messa in pratica. Un anno fa, infatti, il socio di maggioranza (Valline, società della famiglia Chiesi) ha aperto la procedura di messa in liquidazione, a causa della non sostenibilità finanziaria dell’azienda, mettendo in un limbo un fiore all’occhiello della ricerca italiana e a rischio circa 80 posti di lavoro (che oggi sono poco più di 40). A settembre Valline (come si legge in una intervista a Graziella Pellegrini) ha rivisto la proposta e si è tirata indietro. Dopo vari appelli e tentativi di salvataggio, la notizia della manifestazione di interesse da parte di Enea Tech e Biomedical - fondazione di diritto privato vigilata dal Ministero per le Imprese e il Made in Italy, attualmente presieduto dall’On. Adolfo Urso - aveva portato una ventata d’aria fresca.

Ad oggi, purtroppo, non è stato completato il processo di cessione delle quote di Holostem a Enea Tech, inizialmente previsto per la fine di ottobre (come spiegato qui). Manca quindi l’autorizzazione del Ministero, in ritardo per motivi non noti. Se quest’ultimo step non dovesse avvenire entro fine novembre, il liquidatore nominato a fine 2022 procederà alla liquidazione definitiva e alla sospensione delle attività di ricerca e sviluppo condotte nella biotech. Questo sarebbe un altro drammatico caso di fallimento nel campo delle terapie avanzate che, negli ultimi anni, hanno visto più volte la loro sopravvivenza messa a rischio per motivi prettamente economici.

TERAPIE AVANZATE: UNA RIVOLUZIONE A RISCHIO

Anni di ricerca, duro lavoro, ricercatori altamente specializzati, eccellenti pubblicazioni, trial clinici, sfide burocratiche: tutto perso nel momento in cui si rinuncia a proseguire. Spesso si parla di quanto sia difficile raggiungere risultati solidi nel mondo della ricerca, di quanti trial clinici conducano a un buco nell’acqua, della complessità di passare dagli studi in vitro alla commercializzazione del farmaco. Ma quando la ricerca c’è, i risultati anche e il farmaco commercializzato pure, non è accettabile il rischio di perdere tutto. Così come non era comprensibile qualche mese fa per Strimvelis, la terapia genica per l’ADA-SCID che ha rischiato di finire del baratro delle terapie ritirate dal mercato e che oggi è salva grazie all’intervento di Fondazione Telethon, non lo è per Holoclar (e neanche per la sperimentazione per l’epidermolisi bollosa).

L’obiettivo di Osservatorio Terapie Avanzate non è quello di commentare la gestione economica e politica della vicenda, ma di mettere in luce le difficoltà di fare ricerca traslazionale nel nostro Paese. In questa storia c’è tutto ciò che serve per fare scienza a livelli altissimi, portare terapie efficaci a pazienti che non hanno altre speranze di cura (ricordiamo anche che l’Italia è stata culla di un gran numero di terapie avanzate oggi approvate) ed essere concorrenziali con il resto del mondo. Ma evidentemente tutto questo non basta.

Leggi su Osservatorio Malattie Rare l’appello dell’Associazione Le Ali di Camilla.

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